Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 394
Ha ragione! - affermò Efix pensieroso. - Quando si è nobili si è nobili, donna Ruth. Trova lei una moneta sotterra? Le sembra di ferro perché è nera, ma se lei la pulisce vede che è oro... L'oro è sempre oro...
p. 394
Ed ecco a poco a poco tutti vengono attorno, penetrano per le fessure come i raggi della luna: è donna Maria Cristina, bella e calma come una santa, è don Zame, rosso e violento come il diavolo: sono le quattro figlie che nel viso pallido hanno la serenità della madre e in fondo agli occhi la fiamma del padre: sono i servi, le serve, i parenti, gli amici, tutta la gente che invade la casa ricca dei discendenti dei Baroni della contrada.
p. 394
- Ti ricordi com'era superbo mio padre? - disse ricacciando fra la pasta pallida le sue mani rosse venate di turchino. - Anche lui parlava così. Lui, certo, non avrebbe permesso a Giacintino neppure di sbarcare. Che ne dici, Efix?
- Io? Io sono un povero servo, ma dico che don Giacintino sarebbe sbarcato lo stesso.
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- Che venga don Giacintino. Vedrà, è un bravo ragazzo.
- Tu, dove lo hai conosciuto?
- Si vede da come scrive. Potrà far molto. Bisognerà però comprargli un cavallo...
p. 395
Efix scese, staccò una piccola violacciocca rosea e tenendola fra le dita intrecciate sulla schiena si diresse alla Basilica.