Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 19
Allora i due fratellini di sventura, affondati fra l'erba e sdraiati sul musco delle roccie, si contentavano di interrogare il cuculo.
p. 19
Qualche volta il cuculo dava un numero ragionevole; e i due bimbi, nel silenzio immenso del luogo, interrotto solo dalla voce del melanconico oracolo, continuavano le domande non sempre allegre:
Cuccu bellu 'e sorre,
Cantos annos bi cheret a mi morrer?
p. 19
Ciò nonostante Anania slanciava le sue coraggiose domande:
Cuccu bellu 'e mare
Cantos annos bi cheret a m'isposare?
p. 19
- Sta zitto, ché non ha sentito bene.
Cuccu bellu 'e lizu
Cantos annos bi cheret a fagher fizu?
p. 20
Una volta Anania si avviò solo per la montagna, e salì e salì per la strada bianca, attraverso le macchie e i blocchi di granito, su per le chine coperte dai fiorellini violetti del serpillo, finché gli parve d'esser giunto ad una cima altissima.