Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 391
Donna Ruth scese svelta, lasciando vedere le grosse gambe coperte di calze turchine: gli sorrideva, mostrando i denti intatti sotto il labbro scuro di peluria.
p. 392
Donna Ester non dimentica mai nulla e non trascura di osservar nulla: così, appena nel cortile, s'accorge che qualcuno ha attinto acqua al pozzo e rimette a posto la secchia; toglietoglie una pietruzza da un vaso di violacciocche, ed entrata in cucina saluta Efix domandandogli se gli han già dato il caffè.
p. 392
Il servo s'era messo davanti a loro, aspettando; ma donna Noemi dopo aver spiegato il foglio giallo lo guardava fisso quasi non riuscisse a decifrarne le parole, e infine lo scosse indispettita.
p. 393
- Qui non c'entra la provvidenza, e non si tratta di questo. Si tratta..., - aggiunse dopo un momento
di esitazione, - si tratta di rispondergli netto e chiaro che in casa nostra non c'è posto per lui!.
Allora Efix aprì le mani e reclinò un poco la testa come per dire: «e allora perché mi consultate?» ma donna Ester si mise a ridere e alzò sbattendo con impazienza le due ali nere del suo scialle.
p. 394
Efix promise di raggiungerla, ma mentre donna Noemi risaliva al piano superiore, egli rientrò in cucina e sottovoce pregò donna Ruth, che si era inginocchiata per terra e gramolava un po' di pasta su una tavola bassa, di dargli il telegramma. Ella sollevò la testa e col pugno rivolto bianco di farina si tirò un po' indietro il fazzoletto.