Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 551
S'udiva la fisarmonica che Zuannantoni suonava in onore degli sposi, ed egli ricominciò a ricordare tante cose: il rumore del Molino, su a Nuoro, le nuvole sopra Monte Gonare, il fruscìo delle canne sul ciglione...
p. 552
Donna Ester, ricordandosi che gli piacevano i fiori, spiccò un geranio dal pozzo e glielo mise fra le dita sul crocefisso: in ultimo ricoprì il cadavere con un tappeto di seta verde che avevano tirato fuori per le nozze.
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 0
D'inverno il paese era quasi deserto, perché i numerosi pastori nomadi che lo popolavano (uomini forti come il vento e astuti come volpi) scendevano con le greggie nelle tiepide pianure meridionali; ma durante il bel tempo un bizzarro viavai di cavalli, di cani, di pastori vecchi e giovani, animava le straducol
p. 3
Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po' obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie.
p. 3
Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d'asfodelo da cogliere l'indomani all'alba per farne medicinali ed amuleti.