Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 530
Egli si consumava come mi consumavo io questa primavera scorsa. Dicevano ch'era ammaliato. Era ammaliato, sì! Malìa d'amore. Andò persino ad Oliena a consultare la fattucchiera.
p. 530
Fu Noemi ad aprire. Efix se la vide apparire davanti, sullo sfondo glauco del cortile, alta alta, sottile, col viso bianco: Lia fanciulla, Lia risorta.
p. 531
Donna Ester leggeva tranquilla seduta su uno sgabellino davanti alla panca antica, ma d'improvviso il gatto posato sulla sua ombra accanto al lume e che seguiva con gli occhi i movimenti delle mani di lei, le saltò in grembo come volesse nascondersi e di là balzò sotto la panca: ella sollevò la testa, vide lo sconosciuto e cominciò a fissarlo con gli occhi scintillanti e il libro che le tremava fra le mani.
p. 531
Finalmente volsero tutti e due il viso a guardarsi ed ella scosse la testa con un cenno di rimprovero.
- Bravo! Gira gira sei tornato! Ma perché mai una riga, un saluto? Eppure gente d'America ne è venuta!
p. 531
Ecco, nella penombra glauca le cose stavano immobili al loro posto; il balcone, su, nero sul fondo grigio del muro, il pozzo coi fiori rossi, la corda sulla scala.