Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 520
Il vento pareva portarsi via lungo il sentiero laggiù, i cavalli lunghi montati da paesani incappucciati.
p. 521
Gli porse una moneta, ma Efix lo guardava negli occhi coi suoi occhi di cane fedele e sospirava senza offendersi.
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- E Giacinto?
- L'ho veduto a Nuoro, quel morto di fame. Perché non l'hai preso con te a chiedere l'elemosina? E adesso, sai cosa fa? Sposa quell'altra morta di fame, Grixenda, sì, stupido!
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Efix fece sedere i ciechi contro il muro ed entrò nella chiesetta avanzandosi in punta di piedi fino ai gradini dell'altare ove don Predu inginocchiato immobile pregava col viso sollevato, i capelli azzurrognoli nella penombra dorata dai ceri, una falda rossa del gabbano rivoltata, lo sprone al piede, simile in tutto ai Baroni in pellegrinaggio quali il servo li aveva veduti dipinti in qualche antico quadro della Basilica.
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Pregava, tranquillo, socchiudendo ogni tanto gli occhi per guardare i suoi compagni addormentati sotto una quercia.