Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 511
Intanto le donne preparavano il pranzo. Avevano acceso il fuoco sotto un albero solitario e il fumo si confondeva con la nebbia. La macchia dei loro corsetti rossi spiccava fra il grigio più viva della fiamma.
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Tutta la frescura della sera, tutta l'armonia delle lontananze serene, e il sorriso delle stelle ai fiori e il sorriso dei fiori alle stelle, e la letizia fiera dei bei giovani pastori e la passione chiusa delle donne dai corsetti rossi, e tutta la malinconia dei poveri che vivono aspettando l'avanzo della mensa dei ricchi, e i dolori lontani e le
speranze di là, e il passato, la patria perduta, l'amore, il delitto, il rimorso, la preghiera, il cantico
del pellegrino che va e va e non sa dove passerà la notte ma si sente guidato da Dio, e la solitudine
verde del poderetto laggiù, la voce del fiume e degli ontani laggiù, l'odore delle euforbie, il riso e il
pianto di Grixenda, il riso e il pianto di Noemi, il riso e il pianto di lui, Efix, il riso e il pianto di
tutto il mondo, tremavano e vibravano nelle note dell'usignuolo sopra l'albero solitario che pareva
più alto dei monti, con la cima rasente al cielo e la punta dell'ultima foglia ficcata dentro una stella.
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Grandi ranuncoli gialli, umidi come di rugiada, brillarono nei prati argentei, e le prime stelle apparse al cadere della sera sorrisero ai fiori: il cielo e la terra parevano due specchi che si riflettessero.
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Il tempo si schiariva, un raggio dorato di sole allo zenit filtrava attraverso le nuvole e cadeva dritto sopra l'albero del banchetto: e sotto, i pastori seduti per terra, le donne coi canestri in mano, il sacerdote con una bisaccia gettata sulle spalle a modo di scialle per ripararsi dall'umido, i fanciulli ridenti, i cani che scuotevano la coda e guardavano fisso negli occhi i loro padroni aspettando l'osso da rosicchiare, tutto ricordava la dolce serenità di una scena biblica.
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La nebbia si diradava, apparivano profili di boschi neri sull'azzurro pallido dell'orizzonte; poi tutto fu sereno, come se mani invisibili tirassero di qua e di là i veli del mal tempo, e un grande arcobaleno di sette vivi colori e un altro più piccolo e più scialbo s'incurvarono sul paesaggio.