Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 508
Passando per Nuoro Efix lo condusse verso il Molino, lo lasciò appoggiato a un muro e andò a salutare Giacinto.
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Tu devi sapere che tredici anni belli e lunghi occorsero per fabbricare la casa del Re Salomone.
Era in un bosco chiamato il Libano, per le piante alte di cedro che là crescevano. Luogo fresco. E tutta questa casa era fatta di colonne d'oro e d'argento, con le travi di legno forte lavorato, e il pavimento di marmo come nelle chiese; in mezzo alla casa c'era un cortile con una fontana che dava acqua giorno e notte, e i muri erano tutti di pietre fini, segate a pezzi uguali come mattoni. Le ricchezze che c'eran dentro non si possono contare: i piatti erano d'oro, i vasi d'oro, e tutta la casa era ornata di melagrane e di gigli d'oro; anche i collari dei cani eran d'oro e le bardature dei cavalli d'argento e le coperte di scarlatto. E venne la regina Saba, la quale aveva sentito raccontare di queste cose fino all'altro capo del mondo, ed era gelosa, perché ricca anche lei, e voleva vedere chi era più ricco. Le donne son curiose...
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Le ricchezze che c'eran dentro non si possono contare: i piatti erano d'oro, i vasi d'oro, e tutta la casa era ornata di melagrane e di gigli d'oro; anche i collari dei cani eran d'oro e le bardature dei cavalli d'argento e le coperte di scarlatto.
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I cani abbaiavano, un velo triste circondava tutta la pianura umida, e la pioggia e il vento smorzavano il fuocherello che Efix tentava di accendere.
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Il cieco restava impassibile, fermo sotto la sua maschera dolorosa. Seduto, - non si coricava mai, - con le braccia intorno alle ginocchia, coi grandi denti gialli lucidi al riflesso del fuoco, le palpebre violette abbassate, continuava a raccontare le sue storie.