Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 498
Ed Efix s'inginocchia ma non prega, non può pregare, ha dimenticato le parole; ma i suoi occhi, le mani tremanti, tutto il suo corpo agitato dalla febbre è una preghiera.
p. 499
Attraverso il finestrino si vedeva sulle roccie dell'Orthobene il Redentore piccolo come una rondine, e dall'orto saliva un odore di violacciocche che ricordava il cortile laggiù delle dame.
p. 499
Ecco infatti Giacinto arriva frettoloso, a testa nuda, coi capelli e i vestiti bianchi di farina: già qualcuno era corso ad avvertirlo dell'arrivo del servo.
p. 499
Efix lo guardava senza rispondere lasciandosi trascinare su per la straducola fino a un cortiletto chiuso fra due casette sopra la valle: un uomo, un borghese piccolo quasi nano, con gli occhi grandi melanconici e il viso bianco, attingeva acqua dal pozzo e Giacinto lo presentò come il suo padrone di casa.
p. 501
Curvo su se stesso nell'ombra guardava la terra ai suoi piedi e vedeva un abisso nero.