Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 480
Ed Efix ebbe a un tratto l'impressione che finalmente le sue disgraziate padrone avessero trovato un appoggio, un difensore più valido di lui. Ah, sia lodato Dio: Egli non abbandona le sue creature.
p. 480
Tutte le grandezze della terra, anche se toccavano a lui, anche se egli diventava re, anche se avesse la potenza di render felici tutti gli uomini del mondo, non bastavano a cancellare il suo delitto, a liberarlo dall'inferno. Come rallegrarsi dunque? E tornò a guardarsi le mani per nasconder l'idea fissa ferma nelle sue pupille.
p. 481
- I tempi cambiano: anche i puledri invecchiano, - sentenziò Stefana; ma entrambe sentivano qualche cosa di nuovo, di grave, pendere sul loro destino di serve senza padrona.
p. 481
La donna s'affacciò, nera, col ventre gonfio, il seno gonfio e il viso severo come quello d'una dama. Efix la guardò un attimo, supplichevole.
p. 482
L'erba rimaneva lungo i muri delle case deserte. Un silenzio dolce profondo avvolgeva tutte le
cose; nuvole gialle si affacciavano stupite sul Monte umido, e dall'alto del paese, davanti al portone
delle dame, si vedeva la pianura coperta di giunchi dorati, e il fiume verde fra isole di sabbia
bianca.