Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 457
- Andiamo a teatro, zio Pietro? A quest'ora nelle città del Continente comincia la vita e il divertimento. Davanti ai teatri passano tante carrozze, come un fiume nero. Si vedono persino delle signore in giro ancora coi cagnolini...
p. 457
- E tornatene là, allora! E portati dietro Grixenda come un cagnolino.
p. 457
- Grixenda non ti ha baciato abbastanza? Corfu 'e mazza a conca, - disse il Milese ripetendo l'imprecazione della serva golosa.
p. 458
- Perché mi chiamate stupido? perché ho buon cuore? Perché vorrei passar bene la gioventù? E voi, che fate? È vita, la vostra? Che vita è la tua? Non vuoi bene neanche a tua moglie malata. E voi, zio Pietro?Che vita è la vostra? Accumulare i denari, come le fave sulla stuoia, per darle poi ai porci. Non volete bene a nessuno, neanche a voi stesso.
p. 459
La giornata era stata caldissima e il cielo d'un azzurro grigiastro pareva soffuso ancora della cenere d'un incendio di cui all'occidente si smorzavano le ultime fiamme; i fichi d'India già fioriti mettevano una nota d'oro sul grigio degli orti e laggiù dietro la torre della chiesa in rovina i melograni di don Predu parevano chiazzati di sangue.