Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
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Anche là, attraverso la porta si vedeva il cortile bianco e nero di luna e dell'ombra del pergolato: la suocera seduta sulla sua scranna da regina primitiva non filava per rispetto alla Giobiana , chiacchierando con la figlia febbricitante e con le serve pallide sedute per terra appoggiate al muro.
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Le susine nere! - disse una serva golosa. - Natòlia, corfu 'e mazza a conca, se le ha mangiate tutte di nascosto.
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Attraversando il grande cortile ove luccicavano alla luna larghi graticolati di canna su cui di giorno s'essiccavano i legumi adesso coperti da stuoie di giunco, Giacinto vide la grossa figura di suo zio e quella smilza del Milese immobili sullo sfondo dorato d'una porta preceduta da un portico.
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L'euforbia odorava intorno, la luna azzurrognola splendeva sul rudero della torre come una
fiamma su un candelabro nero, e pareva che in quell'angolo di mondo morto non dovesse più
spuntare il giorno.
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Ma subito dietro lo spiazzo biancheggiava fra i melograni e i palmizi, simile a un'abitazione moresca, con porte ad arco, logge in muratura, finestre a mezza luna, la casa di don Predu.