Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 439
Eppoi mi fa tanta vergogna vederle così misere; vederle vender di nascosto le patate, le pere e i pomi ai bambini che entrano piano piano nel cortile, col soldo nel pugno, e domandando la roba sottovoce quasi si tratti di cosa rubata!
p. 440
La stanza era quasi buia, ma ricordo che quando un uscio s'apriva il pavimento rosso luccicava come lavato col sangue.
p. 441
- Son le volpi, - disse sottovoce. - Lasciale correre: fanno all'amore. Sembrano folletti, alle volte, - riprese mentre Giacinto si buttava di nuovo per terra silenzioso. - Hai veduto com'eran lunghe? Mangiano l'uva acerba come diavoli...
p. 441
Ma che dire? In fondo era contento che il passaggio delle volpi avesse fatto tacere Giacinto; tuttavia qualche cosa bisognava pur dire.
p. 441
Entrò nella capanna e tornò sbucciando una cipolla: Giacinto stava immobile, abbattuto, forse pentito della sua confessione, ed egli non osò più parlare. L'odore della cipolla si mischiava al profumo delle erbe intorno, della vite e della salsapariglia; le volpi ripassarono.