Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 433
Di là vedeva l'erba alta ondulare quasi seguendo il motivo monotono della fisarmonica, e i cavalli immobili al sole come dipinti sullo smalto azzurro dell'orizzonte.
p. 433
La luce rossa del crepuscolo, vinta verso l'altare dal chiaror dei ceri, copriva la folla come un velo di sangue, ma a poco a poco il velo si fece nero, rischiarato appena dall'oro dei ceri.
p. 433
Ella accomodò sulla cuffietta del bimbo il nastrino giallo contro il malocchio, e gli occhi le si riempivano di lagrime.
p. 433
Gli uomini si mostravano più espansivi con le donne, trascinandole al ballo, e il sole obliquo tingeva di rosa il cortile che ronzava come un alveare.
p. 435
Il servo intrecciava una stuoia, all'ombra delle canne, con le dita che tremavano per la febbre di malaria; vedendo la vecchia che gli si sedeva ai piedi con la bottiglia in grembo, sollevò appena gli occhi velati e attese rassegnato, quasi sapesse già quello che ella voleva da lui.