Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 847
Ma bastava un passo lontano, una pietruzza che rotolava, un uccello che si scuoteva nel sonno, perché anche lui si scuotesse e sobbalzasse nuovamente.
p. 847
Allora camminava e camminava, come un sonnambulo, lungo i sentieruoli grigi fra l'erba argentea, sopra l'ombra dei cespugli e dei fiori; e Marianna e Simone, con la loro passione fatta più di odio che d'amore, gli sembravano lontanissimi, ai limiti opposti del mondo; e anche lo sdegno stolto di Sebastiano, e l'umiliazione sua stessa e il suo rancore: tutto gli sembrava ombra.
p. 848
E ti ama, Marianna! Chi non deve amarti? Scendessero i giganti dal monte si piegherebbero davanti a te. Ma egli vuole imitare Bantine Fera: ed egli esagera; per imitarlo, gli corre davanti come il cane corre davanti al cavallo!
p. 848
E ti ama, Marianna! Chi non deve amarti? Scendessero i giganti dal monte si piegherebbero davanti a te. Ma egli vuole imitare Bantine Fera: ed egli esagera; per imitarlo, gli corre davanti come il cane corre davanti al cavallo!
p. 848
Non ti ho detto che quei tre di un anno fa sono venuti ancora a cercare Simone, e lo hanno lusingato, adulato, e il più giovane, Bantine Fera, ha riso sapendo Simone innamorato, ed ha sputato in segno di disprezzo sapendo che Simone voleva sposarsi in segreto e presentarsi al giudice. Ecco perché Simone ti lascia: perché ha vergogna di amare.