Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 836
Così venne a Nuoro; al ritorno mi disse: "Costantino, ci sposiamo davvero; poi io mi costituisco in carcere e sconto quello che c'è da scontare". Fino qui sapete le cose; adesso vi dirò il resto. Egli diceva: "Bisogna cercare il prete che ci sposi, perché quelli di Nuoro non vogliono saperne".
p. 837
Alle insistenze di Simone, rispondeva: "Se hai fretta di legarti, ebbene, puoi legarti alla donna con un giunco". Ma batti e ribatti finalmente promise di venire qui in primavera, per sposarvi.
p. 839
Zio Berte rientrava dopo essere stato giù verso la fontana nel fitto degli alberi in fondo al prato. Aveva sentito il bisogno di consultare le cose attorno, la fontana, le piante, i cespugli, la solitudine amica della sua anima semplice: e aveva toccato i tronchi dei soveri domandando loro consiglio come a dei sapienti solitari.
p. 839
Non era mai stato un uomo molto religioso; erano passati anni interi senza che mettesse piede in chiesa; e non era neppure superstizioso, sebbene semplice di cuore; e benché lontano dagli uomini e dalle cose del mondo, si sentiva sempre attaccato a questi uomini e a queste cose come la foglia della cima dell'albero alla più nascosta radice dell'albero stesso.
p. 840
Costantino esitò un momento, poi rimise il fucile e seguì l'ospite fino alla radura: si vedeva il servo, grande, tranquillo, spingere al ritorno le vacche che attraversavano il prato lente sazie col pelo inargentato dal riflesso della luna. [...] Zio Berte infatti s'indugiava pensieroso, a mani giunte, come adorando le vacche e le giovenche che gli passavano davanti solenni in processione. Quando tutte furono dentro la mandria, si volse e mormorò:
- Puoi rassicurare il tuo compagno, ti giuro in mia coscienza che qui intorno nella tanca non ci sono spie.