Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 834
Costantino sedette accanto al focolare, dopo aver appoggiato alla parete il suo fucile, ma poiché il gattino andava a rasparne il calcio, si alzò e appese l'arma al piuolo accanto al finestrino.
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Anche Marianna guardava l'uomo che si avanzava lasciando una scia argentea sull'erba del prato; e i suoi occhi dapprima pieni di sorpresa scintillarono di gioia, poi ritornarono dolci illuminando con la loro luce dorata di lampada il viso pallido intorno al quale ella si tirò un poco i lembi del fazzoletto.
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- Vengo da Nuoro. Ho per otto giorni il foglio di libertà perché ho servito da testimonio in un processo di gente del mio paese. Ebbene, sono venuto a cercarvi a Nuoro, ma la vostra serva mi disse che eravate qui.
- Tu sei venuto a cercarmi a Nuoro?
- Veramente... - disse Costantino imbarazzato, - cercavo Marianna.
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- Allora, ecco come stanno le cose. Egli mi diceva: «Sono fidanzato; mi devo sposare!». Io, dunque, credevo si burlasse di me. Ma poi lo vedevo sempre pensieroso. E cominciai a credergli. A Natale cacciò un cinghialetto e mi disse: «Lo porto a lei, alla donna, come regalo per la festa».
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Si vede che lui vi ha parlato di me! Sì, siamo come fratelli, da tre anni... perché l'uomo, vedete, per quanto selvatico sia, ha sempre bisogno di compagnia; non avendo altro si contenta del cane... E io quest'autunno scorso sono stato malato; se lui, Simone, non mi aiutava, di me non si sarebbero trovate neppure le ossa da dar loro sepoltura.