Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 432
- I primi giorni - disse donna Ruth, tagliando una piccola torta in tre porzioni eguali, - Giacinto parlava sempre d'andarsene a Nuoro, ove diceva d'aver un posto nel molino. Adesso, da due giorni non ne parla più.
p. 433
- È vero!, - ammise Efix. Bevette, ma si sentì triste e andò a coricarsi sotto un lentischio della
brughiera.
p. 433
Efix sentì un brivido alla schiena, eppure staccò una margheritina, ne masticò lo stelo e guardò senza invidia Grixenda e Giacinto abbracciati.
p. 433
Di là vedeva l'erba alta ondulare quasi seguendo il motivo monotono della fisarmonica, e i cavalli immobili al sole come dipinti sullo smalto azzurro dell'orizzonte.
p. 433
E la pena dell'uno era uguale a quella dell'altra: e la pena di entrambi era la stessa di tutto quel popolo che ricordava come il servo un passato di tenebre e sognava come la fanciulla un avvenire di luce: pena d'amore.