Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 812
Marianna era sana, era al caldo, tranquilla nella sua casa bene riparata, con la fedele compagnia della serva: stava come una regina sul trono, mentre le povere giovenche e i vitellini assiderati avevano bisogno di nutrimento e di cure.
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Il giorno dopo Natale, vedendo il tempo schiarirsi, zio Berte pensò che poteva lasciare la tanca per tornare a Nuoro e sapere che cosa desideravano da lui le donne.
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Zio Berte si affrettò a salutarla aspettando più da lei che da Marianna la buona novella: ma il viso di Fidela era duro solcato d'ombre nere, ed egli intuì subito che qualche cosa di triste era accaduto.
- Fidela! -, disse tuttavia con voce allegra scaricando le bisacce, - perché ti sei lasciata cadere la neve sulla testa?
E rise poiché la donna si portava istintivamente la mano ai capelli candidi che sfuggivano dalla sua cuffia nera.
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Là dentro viveva la sua Marianna, la sua unica figlia: come una santa di legno nella sua nicchia dorata.
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Subito sentì un'ala gelata sbattersi alle sue spalle, come se il vento avesse spalancato con violenza la porta: davanti a lui Marianna s'era fatta bianca, riversando la testa indietro; pareva svenisse; tosto però si sollevò, col viso duro e fermo, di marmo.