Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 804
Ella non si rivolgeva mai a Dio per chiedere aiuto, specialmente in certi casi: Dio può aiutarci in una malattia, e provvedere ai bisogni di ogni giorno: ma quando la disgrazia, come nel caso di Marianna, ce la procuriamo da noi, Dio può anche rifiutare d'aiutarci, Fidela ricordava, del resto, come aveva invocato con terrore l'aiuto divino, quella notte, su nel soppalco dei suoi sciagurati padroni: Dio non aveva inteso, non l'aveva aiutata.
p. 806
E durante la giornata aveva ruminato tante cose, come erbe amare il cui sapore le rimaneva sulla lingua.
- E lasciami parlare, - disse fissando gli occhi sulla fiamma il cui riflesso rendeva le sue pupille dorate come quelle del falco.
p. 806
Eppoi è che sei troppo tranquilla. Bisogna essere poveri e costretti al lavoro per macinare bene i giorni della vita.
- E tu li hai macinati bene? In che modo? Come l'asino attorno alla mola; per conto altrui. Lascia che io invece li macini per conto mio.
p. 806
Voglio conoscere la disgrazia, sì! So tutto; non ho gli occhi bendati. Mi aspetto l'ira dei parenti, la mormorazione di tutto il popolo; ma questo è nulla. Egli sarà forse condannato: questo è l'affanno: e questo pane amaro voglio: purché siano salve l'anima mia e la sua per l'eternità
pp. 807-808
La serva si alzò e sparse il sale sul cinghialetto già infilato nello spiedo.[...] La serva faceva di tanto in tanto girare lo spiedo col cinghialetto spaccato diventato nero sulla catena e d'un color rosso dorato coperto dal velo del sale nell'interno, con i visceri scuri e le costole biancastre.