Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 793
Anche adesso, mentre la serva brontolava ancora qualche cosa che lei non ascoltava più, il passo si avvicinava. Era attutito dalla neve; ma lei lo distingueva egualmente, rapido, agile, sicuro come quello del muflone sulle montagne.
p. 793
Simone apparve, alto, nero, col cappuccio orlato di neve come il profilo di un monte; entrò risoluto, come un tempo, quasi tornasse dall'ovile o dalla messa di mezzanotte, e andò dritto in cucina.
p. 794
- Che cosa ti ho portato? Ecco che cosa, - egli disse subito, intimidito; e piegandosi sulle ginocchia trasse dalla tasca un involto umido di sangue.
- Non credere sia un porchetto rubato, oh! È un cinghialetto! [...] Il cinghialetto con la cotenna rossa, sventrato e ripieno di foglie di mirto, vi si distese; la bocca aperta, con le zanne lunghe sporgenti fra i dentini bianchi, pareva volesse mordere ancora con uno spasimo di dolore.
p. 795
- Siedi, Simone. Sei stato da tua madre?
- Sì, sono stato. Va sempre male, e le mie sorelle non volevano neppure lasciarmi entrare. Sì, sono stato, - aggiunse un po' timido e incerto, riprendendole una mano ch'ella tentava di non dargli, e nettandole fra il pollice e l'indice un dito ancora roseo di sangue.
p. 796
Era voluto andare su alla chiesetta in vetta al monte per pregare; e gli era parso di essere inseguito, cacciato per la boscaglia come un cervo. Per non tradire il compagno non era tornato al rifugio, passando la notte e il giorno seguente in una buca in fondo alla valle verso Olzai.