Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 783
Nella radura i lecci secolari, presi entro quella rete d'acqua, si agitavano come ragni enormi nelle loro tele.
p. 783
Era Costantino che lo seguiva come un cane finché lo raggiunse e gli si mise a fianco guardando davanti a sé taciturno con gli occhi fissi che pareva vedessero un punto solo lontano.
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Simone allungava sempre più il passo: arrivato alla radura si mise a correre come incalzato dall'istinto di mescolarsi agli elementi; il suo fucile e la giacca di cuoio, bagnati dalla pioggia, luccicavano nel grigio; in breve sentì la berretta pesargli sul capo e i capelli stillare acqua come l'erba del prato; eppure respirava con un ansito di sollievo; gli sembrava di essere come quella mattina nel bagno, col nome di Marianna che gli sgorgava dal cuore e rombava col tuono riempiendo di rumore il mondo.
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Una donna a cavallo, coperta tutta da un gabbano d'orbace, s'avanzava lentamente, staccandosi dal paesaggio fantastico di nuvole che faceva da sfondo alla sua figura.
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Verso il tramonto la pioggia cessò e il sole apparve fra le nuvole che s'erano tutte radunate in cerchio all'orizzonte. Distese di stoppie d'orzo brillavano come stagni argentei tra il verde delle brughiere. Una cerbiatta che sembrava d'oro, col pelo biondo lucido d'umidità e gli occhi spauriti di cristallo nero, attraversò d'un balzo la strada. Una donna a cavallo, coperta tutta da un gabbano d'orbace, s'avanzava lentamente, staccandosi dal paesaggio fantastico di nuvole che faceva da sfondo alla sua figura. Arrivata davanti ai due uomini li guardò dall'alto rispondendo con un cenno del capo al loro saluto. Era giovine e bella, con lo sprone al piede come un uomo; i suoi grandi occhi castanei, all'ombra del lembo del gabbano con cui s'era coperta la testa, rassomigliavano a quelli della cerbiatta, ma sereni, fiduciosi: e Simone pensò alla donna veduta dal servo di Marianna e da Marianna stessa, e disse, scrollando la testa:
- Se quell'altra fosse coraggiosa così!