Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 776
I grilli cantavano tra le foglie della vite e in lontananza gemeva il lamento di un assiuolo. Dove era Simone? Nel mistero della notte, nel lamento dell'assiuolo. O nel passo che si avvicinava.
p. 776
Sebastiano si volse, accostò il suo sgabello a quello di lei: era in vena di scherzare, quella sera, ma diceva anche cose che pungevano. - Li fai, sì, i fatti tuoi; ma trascuri il migliore, Marià; lasci passare il tempo! Che cosa fai qui sola come una donnola nel suo buco?
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Parlavano di pascolo e di raccolto, d'orzo e di agnelli, e del come Marianna avrebbe voluto impiegare i denari ricavati dal sughero: voleva acquistare una tanca attigua alla sua, ma occorrevano altri denari; bisognava aspettare un altro anno o vendere del bestiame: ma era peccato vendere il bestiame, tanto più che zio Berte non voleva perché era affezionato alle sue vacche, alle sue giovenche; dunque bisognava aspettare un altro anno:
p. 777
- Eppure, vedrete, zia Fidé, se questa Marianna non mette giudizio una di queste sere gli amici sono qui. Vegliate, zia Fidé, tenete gli occhi aperti... Ma adesso ci vedete e ci sentite poco: vi voglio regalare un cane, poiché il vostro, come tutti i cani dei canonici, non abbaia più. È troppo grasso e dorme sempre.
Infatti il vecchio cane che le due donne tenevano di là, nell'orticello, non abbaiava mai: Marianna però sentiva o credeva di sentire, troppe allusioni maligne nel discorso di Sebastiano; cominciò a irritarsi e disse con l'accento freddo che sapeva trovare quando si trattava di mettere a posto qualcuno: - Sebastiano, non offendere la gente.
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Marianna rabbrividì; sentì come un'ala nera mostruosa sfiorarla, e per la prima volta intuì tutto l'orrore, tutta la distanza che separava lei, onesta, coscienziosa, pura, da un bandito, un malfattore qual era Simone.