Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 106
- Ah. Elias Portolu, io non sono un sapiente; ma so che a ciascuno va messa la scarpa secondo il suo piede. Tu, che credi in Dio e nel demonio, sei venuto a chieder consiglio a me che credo solo nella forza dell'uomo; hai errato, ed ho errato anch'io dandoti dei consigli che non erano conformi alla tua indole: ecco fin dove arriva la mia sapienza, Elias! Ah, l'asino è più savio di me! Chi sa, ti dirò anch'io, che invece di giovarti, non ti abbia recato danno? Tu devi andare presso un uomo di Dio e chiedergli consiglio. Ma sei sempre in tempo. Ecco cosa ti dico.
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L'indomani mattina zio Martinu venne a prenderlo, ed entrambi s'avviarono a piedi verso Nuoro.
p. 107
Dal villaggio gli mandavano grosse provviste di vino, di noci, di cipolle e fagiuoli e frutta secche; e la vecchia Anna sapeva preparare ogni sorta di conserve, di dolci di miele e di sapa, e il caffè più squisito di Nuoro.
p. 107
Prete Porcheddu era beneficiato cantore e non sperava certo di diventar canonico; ciò nonostante viveva comodamente servito con amore dalla vecchia sorella Anna, in una casetta ancora arredata all'uso del natio villaggio, con alti letti di legno a baldacchino, e arche di legno nero e scranne col fondo di paglia.
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Finalmente prete Porcheddu rientrò; era sempre lo stesso, rosso ed allegro, ed accolse Elias con esclamazioni di gioia, ma guardandolo fisso e maliziosamente.