Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 105
laquo;Perché rimproverarlo?», pensò; «egli soffre, si vede, egli diventa rosso; batter su lui è come batter la scure contro una canna.»
p. 105
- Il demonio! Il demonio!,- disse il vecchio alzando le spalle con disprezzo. - Tu ce l'hai col demonio! Sono stufo di sentirti parlare così. Chi è il demonio? Il demonio siamo noi.
- Voi non credete al demonio? E in Dio?
- Io non credo a nulla, Elias Portolu! Ma quando ho chiesto un consiglio l'ho seguìto, e quando ho chiesto un aiuto ho baciato la mano che me lo dava, non l'ho morsicata; che la vipera ti morsichi, Elias Portolu!
p. 106
- È Nuorese?
- Non è Nuorese, ma vive a Nuoro.
p. 106
- Di che hai paura, piccola lepre? - gridò il vecchio.
- Ho paura di trovarmi solo con Maddalena, - rispose Elias con gli occhi smarriti.
- Ah, Elias Portolu, tu mi fai ridere! Che animale sei tu? Sei una lepre? un gatto? una gallina? una lucertola?
- Uomo mortale sono!
p. 106
Ah. Elias Portolu, io non sono un sapiente; ma so che a ciascuno va messa la scarpa secondo il suo piede. Tu, che credi in Dio e nel demonio, sei venuto a chieder consiglio a me che credo solo nella forza dell'uomo; hai errato, ed ho errato anch'io dandoti dei consigli che non erano conformi alla tua indole: ecco fin dove arriva la mia sapienza, Elias! Ah, l'asino è più savio di me! Chi sa, ti dirò anch'io, che invece di giovarti, non ti abbia recato danno?