Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 85
Ecco che perché sei innamorato di una donna che non puoi possedere, che non hai voluto possedere, ecco che vuoi diventare un cattivo sacerdote, mentre potresti essere un uomo abile al bene. Aquile, bisogna essere, non tordi, Elias: ha ragione padre tuo!
p. 86
Andiamo, zio Martinu: sono stordito come una pecora matta.
p. 86
laquo;Il vecchio cinghiale ha ragione: bisogna esser uomini», pensava, «bisogna essere aquile e non tordi. Voglio esser forte: buon cristiano; sì, ma forte.»
p. 86
Negli orizzonti lontani, negli sfondi un po' lattiginosi, pareva ci fosse il mare; in certe sere l'orizzonte diventava tutto d'un roseo latteo madreperlaceo, con qualche nuvola d'un azzurro pallido che sembrava una vela navigante.
p. 87
Zio Portolu si assentava spesso e Mattia menava vita un po' selvatica e taciturna. Amava molto la greggia, i cani, il cavallo, Mattia: il gatto e il capretto, che diventava capro, gli andavano sempre dietro, ed egli parlava con loro come con amici.