Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 76
Quanto tempo durò quella sua lotta immane contro le roccie, i cespugli, i cardi, quella sua ira indistinta, quel suo spasimo opprimente, quella sua paura di invisibili mostri, di quella luce orrenda, non seppe precisarlo mai.
p. 77
Si trovò in casa sua, sul suo letto dalla rozza coperta di lana, nell'umile cameretta bianca.
pp. 78-79
Pietro era felice; aveva il volto raso, gli occhi lucenti, le labbra rosse; e nella sua veste da sposo, col candido colletto della camicia trapuntato e con le punte rivoltate sul corpetto di velluto turchino, sembrava quasi bello.
p. 79
- Lo vedete su bellu mannu, il fiorellino di casa nostra, che voleva morire proprio il giorno in cui suo fratello si sposava? Son cose da farsi queste? Eh, ma io ti ho veduto sulle pietre, l'altra sera, e dissi fra me: «il colombo vuole ammalarsi». Poi andiamo, lo troviamo lì sotto quell'albero, come morto, e lo dobbiamo portar qui sopra un carro. Se son cose da farsi!
p. 79
In cucina la madre della sposa e un'altra parente preparavano la cena: zia Annedda andava e veniva, dal cortile alla cucina, dalla cucina alla camera di Elias, in punta di piedi, bianca e calma in viso.