Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 72
Il ruscello lì accanto mormorava fra i giunchi; una brezza piacevole serpeggiava fra i sambuchi e le alte erbe destandovi lunghi fruscii.
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D'improvviso sollevò il capo, e stette come ad ascoltare una voce lontana; poi prese il foglio, la penna, il tubolo, rimise tutto nel nascondiglio, e ritornò verso la capanna. Non poteva vincer la forza superiore di cui gli aveva parlato zio Martinu.
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Elias pensava, con le mani non più bianche ferme sul foglio di carta ordinaria steso sulla pietra.
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Venne l'estate. Tutta la tanca diventò d'un bel giallo pallido, tranne nelle macchie e lungo la riva del ruscello dove la vegetazione prese un rigoglio tropicale.
p. 72
Che profonde dolcezze di sfondi c'erano adesso laggiù, nei mattini splendenti, nei crepuscoli d'oro-roseo, nelle notti brillanti di stelle, purissime, quando la luna nuova calava misteriosamente sui boschi taciti!