Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 53
- Tu sei innamorato di Maddalena. Eh, non farti rosso, non adirarti, figliuolo mio. Io l'ho indovinato, ma non spaventarti, non credere che tutti capiscano le cose come le capisce prete Porcheddu. Ebbene, che vergogna c'è?
p. 53
Vedi, perché Dio ha creato il giorno e la notte? Il giorno per dar agio al demonio di combattere contro di noi; la notte perché possiamo raccoglierci in noi stessi e vincer le tentazioni. Le notti come questa son fatte per ciò, perché in queste notti così calme, nel silenzio dobbiamo specialmente pensare che la vita nostra è breve, che la morte viene quando meno si pensa, e che di tutta la nostra vita non portiamo davanti al Signore che le nostre buone opere, il dovere compiuto, le tentazioni vinte.
p. 54
L'assiuolo riprende il suo grido prolungato, cadenzato, vibrato nel silenzio infinito delle macchie. Nelle notti fragranti di lentischio, nei lunghi giorni luminosi, esso è il re della solitudine, esso solo impera, e il suo grido melanconico pare la voce sognante del paesaggio.
p. 54
- Esso è un matto, può ritirarsi tardi, bere, cantare, gettare il pane ai cani, ma non è cattivo.
p. 54
- Benissimo. Allora possiamo andare. Comincia a far umido, eppoi tu mi hai detto che ci sono le biscie. Eh, eh, dammi la mano, aiutami ad alzarmi... Eh, io non ho vent'anni per saltare come te. Bravo, grazie; ora lascia che mi afferri a te. Cosa ne dici di prete Porcheddu?