Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 420
- Io me ne vado a Nuoro!- disse Giacintino, pur guardando il podere di sotto in su come si guarda una persona.
- Qualche volta verrà! Prima che faccia troppo caldo, e poi in autunno si sta bene all'ombra, lassù! E di notte? La luna ci fa compagnia come una sposa. E le angurie qua sotto l'orto sembrano allora bocce di cristallo.
p. 421
E un silenzio grave odoroso scendeva con le ombre dei muricciuoli, e tutto era caldo e pieno d'oblio in quell'angolo di mondo recinto dai fichi d'India come da una muraglia vegetale, tanto che lo straniero, arrivato davanti alla capanna, si buttò, steso sull'erba ed ebbe desiderio di non proseguire il viaggio.
p. 421
Ecco la striscia coltivata a ceci, pallidi già entro le loro bucce puntute: ecco le siepi di gravi pomidoro lungo il solco umido, ecco un campicello che sembra di narcisi ed è di patate, ecco le cipolline tremule alla brezza come asfodeli, ecco i cavoli solcati dai bruchi verdi luminosi.
p. 421
Una fila di papaveri s'accendeva tra il verde monotono del campo di fave.
p. 421
Nugoli di farfalle bianche e giallognole volavano di qua e di là, posandosi, confondendosi coi fiori dei piselli: le
cavallette si staccavano e ricadevano come sbattute dal vento, le api ronzavano lungo le muricce
come dorate dal polline dei fiori su cui posavano.