Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
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L'estate gli portava i suoi fiori sanguigni, e l'autunno l'avrebbe cosparso dei suoi crisantemi.
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laquo;Morire!», pensava prete Defraja andando su e giù per lo spiazzo come una rondine inquieta. «Ebbene, questo è il nostro destino; perché ribellarsi? Oggi, domani, adesso o poi, è lo stesso; ma non che sia spenta la fiamma d'amore divino, l'amore di Dio che ci guida ed è l'anima nostra.
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Sul cielo rosso del crepuscolo i razzi salivano come corde d'oro lanciate dal basso sciogliendosi in grappoli azzurri e violetti, in diamanti e smeraldi.
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La luna che spuntava sopra Monte Acuto pareva indecisa a salire sul cielo, offesa per lo spettacolo di quei fuochi insolenti che pretendevano d'illuminare loro la sera; una stella rossastra ferma sopra la torre della chiesa guardava invece fissa e melanconica, un po' pallida e come rattristata dal falso splendore dei razzi...
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Ed egli, egli non aveva nessuno che lo confortasse, e neppure il vetturale portava per lui, dalle azzurre lontananze dell'orizzonte, un soffio di vita e di sogno...