Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 349
L'ombra del muro stendeva un largo nastro bruno sull'erba della china, e nella quiete profonda del pomeriggio solo lo strido delle rondini interrompeva il silenzio del luogo.
p. 349
La vostra esperienza è più grande della mia, Santu Franziscu abbocadu! Ditemi dunque che cosa devo fare in questo frangente.
p. 350
- Così marcisca l'anima tua nel profondo dell'inferno! - gridò esasperato, e la sua voce echeggiò come in un cimitero; una rondine che sporgeva la testina curiosa al di sopra del muro volò via spaventata.
p. 352
- E perché non se ne viene a star qui?
- Eh, come si fa? Il marito sta là. Ebbene, pare che nei primi giorni ella piangesse:
Zuampredu le domandò che cosa desiderava, e lei gli chiese: «non ti sarebbe possibile andarcene a stare a Oronou? Ho sempre pensiero del nonno».
p. 352
Simona era taciturna quasi quanto la giovine padrona che se n'era andata, ma non altrettanto alacre e svelta; non sempre la casa era in ordine, e ogni volta che zio Remundu tornava dall'ovile lo si sentiva strillare come un'aquila.