Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
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Egli tentava di liberarsi dalla sua idea fissa, cercando come altre volte di risalire il fiume dei suoi ricordi, ma ogni tanto il suo pensiero tornava là, all'ombra della quercia, e il viso bianco di Columba, i suoi occhi chiusi, il suo corpo inerte, gli stavano continuamente davanti.
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laquo;Rimbambito, rimbambito», tornava a ripetersi: ma intanto mentre il vecchio cavallo scendeva cautamente l'erta attento a non scivolare sulle lastre di schisto che scintillavano come argento brunito, egli rivedeva di nuovo il viso pallido di Columba, non più all'ombra della quercia, ma nella casa dello sposo
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Arrivato davanti a San Francesco smontò, si fece il segno della croce, si tolse la berretta e attraversò i cortili tirandosi addietro il cavallo.
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Egli legò il cavallo a un piuolo, nel cortile interno, ed entrato nella chiesa s'inginocchiò sul pavimento fissando il severo Santo barbuto che dall'alto della sua nicchia pareva lo guardasse diffidente e curioso.
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L'erba cresceva lungo i muri di cinta e sui tetti delle casupole che circondano il santuario; solo le rondini coi loro
voli e i loro stridi simili a trilli di chitarre animavano il luogo deserto.