Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 418
Il grido tremolava come un nitrito, e le gambe delle donne, disegnate dalle gonne scure, e i piedi corti emergenti dall'ondulare dell'orlo rosso si movevan sempre più agili scaldati dal piacere del ballo.
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Egli balzò, quasi sfuggendo alla prigionia delle due vecchie dame; arrivato però in mezzo al cortile si fermò incerto: allora il circolo delle donne si riaprì, si allungò di nuovo in fila, andò incontro allo straniero come nei giuochi infantili, lo accerchiò, lo prese, si richiuse.
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Tutti eran corsi a vedere, e là in fondo nell'angolo del cortile Grixenda distinse i capelli dorati di Giacinto fra i due fazzoletti bianchi delle zie.
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Il più felice di tutti era Efix. Sdraiato su un mucchio d'erba, in una delle muristenes vuote, gli pareva ancora di ballare e di ammirare Giacinto.
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Anche il prete uscì dalla sua capanna, guardò qua e là, placido e rosso come un bambino ancora calvo, poi andò a sedersi accanto alle dame Pintor.