Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 338
Nel caldo meriggio i cavalli carichi di bisacce di lana a striscie bianche e nere scalpitavano pronti a incamminarsi; tutte le donnicciuole del vicinato, i parenti, gli amici e molti curiosi gremivano la strada, per assistere alla partenza degli sposi.
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La sorella dello sposo, seduta a cavalcioni su una giumenta bianca, uscì curvandosi sotto l'arco del portone, tanto era alta, e subito dietro di lei ecco lo sposo, sulla groppa del cui cavallo baio era fissato una specie di sedile fatto con un cuscino e un cercine rosso che doveva servire per la sposa.
p. 339
- Columbé, Columbé! Andiamo? - gridò il marito di Banna dall'alto del suo cavallo, sollevando il viso verso la finestra.
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Si legò il fazzoletto sotto il mento e trasportata da un gruppo di donne che la baciavano ridendo e piangendo, uscì nella strada e montò agilmente sullo schienale di una sedia donde balzò sulla groppa del cavallo di Zuampredu.
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Le donne le accomodarono le sottane intorno alle gambe; ella passò il braccio intorno alla vita dello sposo, e il cavallo impaziente di mettersi a capo dei compagni si mosse attraverso la gente che si scostava.