Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 337
Una sorella anziana, Maria Juanna, alta e dritta come un pioppo, e alcuni nipoti e cugini, tutti bei giovani agili irrequieti, avevano accompagnato lo sposo.
p. 337
L'uomo era felice, d'una felicità calma e serena. Vestito come un signorotto del medio evo, corpetto di velluto, sopragiacca ricamata, cintura con cartucciera, ghette e speroni, finché stava in sella o seduto su una scranna sembrava giovine e bello; ma appena si moveva l'incanto svaniva.
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Nel caldo meriggio i cavalli carichi di bisacce di lana a striscie bianche e nere scalpitavano pronti a incamminarsi; tutte le donnicciuole del vicinato, i parenti, gli amici e molti curiosi gremivano la strada, per assistere alla partenza degli sposi.
p. 338
Zio Remundu uscì a cavallo dal portone; i giovani parenti dello sposo montarono anch'essi sulle loro cavalcature, accomodandosi la berretta sul capo, il fucile sulle spalle, curvandosi poi per salutare gli amici improvvisati e i nuovi parenti che rimanevano in paese.
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Columba non riappariva. Banna, ferma davanti al cavallo del nonno, con una lunga cuffia sotto il fazzoletto fiorito, riceveva alcune istruzioni dal vecchio, fissandolo coi suoi occhi verdognoli, scintillanti nel suo viso rosso e fiero più prepotente del solito: pareva lei la sposa, e una gioia proterva, come un orgoglio di vittoria, le traspariva da
tutta la persona forte e irrequieta.