Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 324
Andò accanto al cavallo, gli palpò il fianco, tornò nel portico; le sue dita s'aprivano e si chiudevano come artigli, ed egli sembrava combattuto dal desiderio e dal timore di bastonare la nipote.
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- Sì, brutti sogni ho fatto! - ella disse; e tacque; poi riprese più forte: - tutta la mia vita è un brutto sogno! Bella Pasqua di rose sarà la mia: rose piene di spine velenose... Voi l'avete voluto... Voi... Voi... Voi...
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Nulla mi hanno raccontato. Volete sentirlo? Ho veduto io con questi occhi... sì, sì... fate quel che volete, non vi temo più, babbu Corbu! L'ho veduto io quel disgraziato; è piccolo piccolo, come un bambino paralitico; è dentro la sua tomba come un agnellino ferito...E voi gridate? Oh, gridate pure, come l'avvoltoio dopo che ha ferito l'agnello, ma Dio non paga giorno per giorno; e la punizione verrà!
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- Nulla mi hanno raccontato. Volete sentirlo? Ho veduto io con questi occhi... sì, sì... fate quel che volete, non vi temo più, babbu Corbu!
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Se mi aveste ucciso, quando ero in culla, avreste fatto meglio! Cosa avete fatto di me, dite, dite? Mi avete piegata in due, mi avete legata come un covone d'orzo... Be', adesso sarete contento; e anche sorella mia sarà contenta... Ci vedrete morire tutti e due, lui, il povero colombo, nella sua grotta scura, io laggiù, nella casa ricca di Zuampredu Cannas... Io camminerò ma sarò più paralitica di lui; finché cadrò come un frutto marcio. Allora sarete ancora più contento, voi... voi... voi... Seduto accanto al focolare deserto, solo come lo sparviero fra le pietre, direte: così va bene...