Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 307
Il primo è stato un bel ragazzo pallido, verde anzi, sottile come uno stelo; adesso è morto, non parliamone più.
p. 308
Jorgj sussultò, riaprì gli occhi, rivide Mariana tutta bianca seduta sulla cassa nera, e nello sfondo della porticina il cielo argenteo solcato di nuvole azzurre.
p. 309
Ed egli, egli era là, come una foglia caduta dal grande albero della vita e che piano piano marcisce e ritorna alla terra muta: più nulla per lui; né riflessi di sole né fremiti di vento; solo, di tanto in tanto, l'eco della vita lontana, l'ombra delle nuvole, il grido funebre dei corvi che ella odiava.
p. 311
Poi di nuovo il sole brillava, il cielo diventava simile a un mosaico azzurro e grigio e in lontananza verso l'agro di Siniscola un raggio di sole illuminava una striscia verde che sembrava acqua ed era invece un campo di orzo già alto.
p. 311
Ancora una settimana e sarebbe sposa; le sembrava già di veder le bisacce appese qua e là nella cucina e nel portico, le pecore squartate, le galline appese a testa in giù col sangue che sgocciolava dai becchi aperti e faceva una piccola buca rossa nella polvere del cortile; tuttavia le pareva che ancora lungo tempo dovesse passare prima di Pentecoste.