Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 295
Solo in confuso vedeva, accanto alla figura nera di Dionisi, la figurina bianca della visitatrice e provava una grande umiliazione a venir sorpreso in quella compagnia, con quell'uomo in quella posizione.
p. 297
Vedeva le ragnatele agli angoli delle pareti, l'avanzo del focolare, la cassa preistorica, il tavolinetto così nero che sembrava più antico della cassa, la brocca sgretolata, la forchetta di latta con un dente mozzo, la coperta del letto piena di macchie, la camicia di lui scolorita e rattoppata sul gomito...
p. 298
Il viso di lui apparve deformato dal pianto, ma con gli occhi fra le palpebre rosse limpidi e vivi come due stelle sul cielo ancora torbido dopo l'uragano.
p. 299
No, nessuno mi ha parlato male di lei, solo, tutti, dal prete a mio fratello, che non venne ancora da lei per non destar attriti e chiacchiere in questa popolazione così facile agli appigli, tutti, dicevo, hanno paura di lei!
- Sì, come d'un cane arrabbiato!
p. 300
E parlarono di piccole cose, del paese e dei paesani, del servetto e del vetturale; Jorgj si fece coraggio e le raccontò di averla già veduta una volta, a Nuoro, come in sogno.