Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 415
Il chiarore del fuoco, a misura che i due salivano, illuminava però le loro figure misteriose; e la prima era quella di Efix su un cavallo gobbo di bisacce e di guanciali, e l'altra quella di uno straniero la cui bicicletta scintillò rossa attraversando di volo il cortile.
p. 415
- Sissignora, da Terranova in bicicletta: cos'è poi? Un volo! Con una strada così piana e solitaria si può girare il mondo in un giorno. Sì, la zia Noemi è rimasta, vedendomi: non mi aspettava certo, e forse credeva che avessi sbagliato porta!
p. 415
Ella non aveva ben distinto il viso del giovane arrivato da terre lontane, ma aveva notato la sua alta statura e i capelli folti dorati come il fuoco.
p. 416
Com'era sfacciata, Natòlia! Per piacere allo straniero si beffava persino delle capanne, che dopo
tutto erano sacre perché abitate dai fedeli e appartenenti alla chiesa.
- Neanche a Roma ci son palazzi come questi! Guardi che cortine! Le han messe i ragni, gratis, per
amor di Dio.
p. 416
- E i topi non li conta? Se si sente grattare i piedi, stanotte, non creda che sia io, don Giacì!
Grixenda si morse le labbra e picchiò sulla parete per far tacere Natòlia.