Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 288
Le tancas le vacche, gli alveari, le case, tutto era senza valore; tutto le appariva inutile poiché il disgraziato Jorgj piangeva e rideva leggendo le lettere di un'altra donna.
p. 289
Ecco una delle arance: ve ne darò la metà; due spicchi li porterò a Bore, fratellino mio. Se vedeste come succhia l'arancia: sembra un'ape sopra un fiore.
p. 289
Sì, zia Giuseppa Fiore ha ammazzato una vacca, per dar la carne ai poveri; però il filetto e le parti migliori se le ha tenute lei, che una palla le trapassi il garetto!
p. 289
- La Pasqua dunque è passata, sia lodato Dio. A mia madre han regalato una coscia di capra; voleva darmene da portar qui, ma io le dissi: «noi non vogliamo nulla da nessuno!»
p. 290
Si chiama donna Mariana; è bella, ma sembra un fungo bianco perché è bassotta ed ha il cappello grande come un canestro: anche le scarpe ha, bianche.