Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
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- Se non ve ne andate vi faccio rotolar giù come una bacca di ginepro...
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Dove volete che sia? A cavallo nella sua tanca. Andatevene, fatevi ficcare in uno spiedo.
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Qualcuno gli aveva gettato il laccio da lontano senza farsi vedere, come il piccolo mandriano che nei crepuscoli di primavera nascosto fra i cespugli getta il laccio al puledro indomito.
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Non essendo riuscito ad avere il sonette Pretu si contentava di certi minuscoli pifferi fatti da lui con grossi steli d'avena. Seduto sul ciglione sopra il quale s'apriva la porticina di Jorgj, egli suonava il motivo del ballo sardo o dei Gosos di San Francesco e il ronzìo della sua leoneadda si confondeva con quello dei mosconi.
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Grandi nuvole bianche passavano davanti al sole e tutto il panorama di valli verdi e grigie chiuso dalla linea violacea dell'altipiano pareva sonnecchiasse; ma di tanto in tanto il sole tornava a risplendere; l'erba allora e le macchie
scintillavano e tutto il paesaggio si scuoteva al vento come svegliandosi all'improvviso.