Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 412
Qua e là davanti ai piccoli fuochi accesi lungo i muri si curvava la figura nera di qualche donna intenta a cucinare.
p. 412
Era presto ancora: sul cielo lucido del crepuscolo spuntavano le prime stelle, e dietro la torretta del belvedere l'occidente rosseggiava spegnendosi a poco a poco.
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Eppure, di tanto in tanto, donna Ester aveva come un brivido di rimorso, un pensiero segreto quasi colpevole. Giacintino... la lettera scritta di nascosto...
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Nella capanna attigua le parenti con cui ella era venuta alla festa cenavano sedute per terra attorno ad una bertula stesa come tovaglia, e mentre una di esse cullava un bambino che s'addormentava agitando le manine molli, l'altra chiamava la fanciulla.
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Adesso donna Ester e donna Ruth sedevano umili e nere come due monache col fazzoletto bianco in testa e le mani sotto il grembiale, pensando a Noemi lontana, a Giacinto lontano.