Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 252
- Nulla mi manca, babbu Corbu; ma tutti ci vogliono male; persino Banna mi vuol male; lo so, noi non siamo come sorelle, no, siamo come vicine di casa che abbiano da spartirsi qualcosa e stieno pronte a litigare.
p. 252
I piccoli occhi verdognoli del vecchio diventarono scuri.
p. 252
- Nessuno ci rispetta... tutti ci calunniano... tutti ci vorrebbero veder morti... Sì, sì, ed io morrò presto, lo sento qui nel cuore... lo sento...
p. 253
- Voi vi ridevate di lui, babbu Corbu; Banna sorella mia che ha la lingua come quella dei serpenti, parlava male di lui con le vicine; e a poco a poco, giorno per giorno, siete stati voi due a creare la sua cattiva fama.
p. 253
- Mille volte m'hai detto questo, nipote mia! Lui od altri che mi importa? Il brigadiere ha frugato in casa di Dionisi come in altre case... e non ha trovato nulla e s'è messo il cuore in pace! E anch'io faccio come lui: non ci penso più. Senti, lucertola mia, facciamo una cosa; non parliamone più. E se la gente mormora lasciamola mormorare; è l'invidia che la rode. Osserva tu quando passa il vento: è l'immondezza che si solleva e turbina; mentre le pietre restano ferme. Così è della gente; è la peggior genia che si muove e mormora. E se tu ti metti in mente di cambiare il mondo incanutirai prima del tempo. Tu fa l'affar tuo, senti, e cerca solo l'approvazione della tua coscienza; e se la coscienza non ti rimprovera nulla, tu va avanti e pensa: se la gente parla male di me segno che mi crede felice!