Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 242
Ella tremava ancora; non cera altro rimedio che farle bere l'acqua, e zia Martina deposto il bicchiere per terra vi girò attorno sette volte mormorando le parole di scongiuro:
Unu - unu est Deus,
Duos - duos su chelu e sa terra,
Tres - sa Trinidade,
Battor - sos battor Vangelos&rdquo
p. 242
Mi chiama; io entro all'improvviso, sorelle mie care, e vedo lui tutto nero davanti ad una lanterna rossa, e in fondo alla stanza un fantasma bianco...
p. 242
- No, no, vi giuro, lo spirito l'ho veduto. Era lungo, bianco, si moveva: anime mie, cosa volete che fosse?
p. 243
- E adesso ascoltami, - disse zia Martina riprendendo la sua corbula, - io ti ho fatto l'acqua e benefica ti sia; ma il tuo male non è questo, Margherita mia; il tuo male è qui, in testa; il tuo padrone ti ha attaccato un po' della sua follìa.
p. 243
Il sole al declino penetrando per l'uscio aperto sulla veranda illuminava la cassa: fra il nero dell'orbace i lembi di scarlatto parevano macchie di sangue e il panno giallo aveva un luccichìo d'oro; una rosellina violacea spiccava su un fondo di velluto verde come sull'erba di un prato.