Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 196
Allora credevo ai morti, agli spiriti infernali che vigilano i tesori, ai banditi che attraversano i boschi, alle donne bianche sedute sulle roccie filando la lana bianca e che se vengono disturbate e cade loro di mano il fuso fanno morire il viandante causa della loro distrazione; ma appunto per sfuggire a tutti questi fantasmi e perché un cavallo visto di notte poteva anche essere uno di quei misteriosi cavalli verdi che in certe leggende conducono ai precipizi chi osa cavalcarli, decisi di fermarmi e di passare la notte nel bosco. Mi coricai dietro una muriccia e sognai che la mia matrigna mi inseguiva a cavallo minacciandomi.
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Poi riprendevo la strada sempre con la speranza di trovare il cavallo al pascolo.
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- Zio, - gli dissi, - me lo fate correre alla festa, questo bel cavallo? Divideremo il premio.
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- Be', senti, vieni martedì a casa mia. Mi chiamo Giuseppe Maria Conzu. Ti darò il cavallo; ma spero non scapperai con esso!
p. 196
Le pernici con le ali dorate dai primi raggi del sole svolazzavano d'albero in albero; montagne azzurre e rosee apparivano attraverso il bosco, all'orizzonte, e quelle d'Oliena biancheggiavano fantastiche come montagne di marmo.