Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 195
Mi mandò a dire che se volevo confessarmi andassi a casa sua; se no confidassi i miei peccati a un tronco di sovero.
p. 195
- E Innassiu Arras cosa v'ha fatto?
- Lui, quel poltrone? Lui quando sente l'odore delle mie scarpe fugge come la lepre davanti al cane.
p. 195
Nelle sere precedenti le feste di Nuoro, le donne dunque si distraevano parlando della loro gita: anch'io provavo una smania febbrile e una sera senz'altro dopo aver rovesciato il lievito che la mia matrigna doveva versare sulla farina, inseguito dalle minaccie di lei mi avviai di corsa fuor del paese.
p. 196
All'alba ero di nuovo in viaggio; per non sbagliare costeggiavo lo stradale che attraversa l'altipiano roccioso fra boschi di soveri e di quercie, ma di tanto in tanto mi fermavo per guardare attorno.
p. 196
Sentivo un odore di ginepro, vedevo all'orizzonte di qua e di là dal cono azzurro del Monte di Galtelli due lembi di mare che mi sembravano due occhi misteriosi, e mi sentivo libero nella notte come una lepre scappata dal laccio.