Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 185
Il sole ancora basso sul mare mandava una luce rosea e dolce sul quadro indimenticabile; il vescovo, un bellissimo uomo dal viso color di rosa e dagli occhi azzurri, cavalcava una giumenta bianca mansueta e invece di precedere il corteo di tanto in tanto si trovava indietro come se i paesani e i borghesi che cavalcavano tutti cavalli semi-selvaggi ognuno dei quali voleva precedere gli altri, lo avessero dimenticato.
p. 185
Chiudendo gli occhi rivedo ancora il corteo pittoresco ove predominavano i colori rossi e gialli dei costumi paesani, rivedo il paesaggio grandioso, la linea d'oro del mare lontano.
p. 185
Egli sbuffava allora sollevandosi il tricorno sui capelli bianchissimi e si guardava attorno borbottando qualche parola in un dialetto che rassomigliava allo spagnuolo.
p. 185
Il bimbo ero io; i miei occhi non si staccavano dal bastone dorato dello stendardo che stringevo con le mie manine; e la seta azzurra della bandiera mi sembrava un lembo di quel gran cielo chiaro che si stendeva da una montagna all'altra sopra l'altipiano roccioso coperto di boschi e di macchie.
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Pareva una processione e non mancava lo stendardo portato da un vecchio patriarca la cui lunga barba gialla copriva la testina d'un bimbo seduto sul davanti della sella.