Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 157
- Ah, anch'io ho sognato che avevo un sonette, e suonavo, qui sulla porta, ed era caldo... Ecco, se il prete viene vi porterà qualche cosa, perché lui fa regali a tutti, e voi ditegli: «no, regalatemi un piffero per il mio piccolo servo, così egli suonerà e staremo tutti e due allegri!...»
p. 157
Dalla finestra aperta si vedono i cadregoni rossi, in camera sua. Ma chissà se egli verrà presto.
p. 158
Lui è un proprietario di Tibi, e dicono che ci ha la barba lunga, ed è vedovo, ma è un riccone, che una palla gli trapassi il cappuccio, ha tre tancas in fila, col fiume in mezzo, e duecento pecore e cinquanta vacche e un cane che costa quaranta scudi. Quello deve mordere, sì! Dicono che quando Columba si sposerà, lo sposo verrà con tutti i parenti, tutti a cavallo, e che zio Remundu, il nonno di Columba, sapete, che una palla gli sfiori i baffi (anche quello ne ha soldi!), farà ammazzare tre vacche e venti capre, per il pranzo...
p. 159
Quando Pretu rientrò, il parroco non era ancora arrivato; Giorgio però sembrava più tranquillo e leggeva un libriccino nero che teneva sempre sotto il guanciale.
p. 160
Fuori il vento mugolava fra i dirupi dietro la casupola, ma il raggio di luce che penetrava dallo sportello diventava sempre più vivo, d'un azzurro dorato, e arrivava al viso diafano di Giorgio circondandolo come d'un'aureola.