Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 155
Un uomo deve sempre difendere il suo onore...
p. 156
Ad ogni modo egli era sempre la colonna della mia casa, perché val sempre più un uomo debole che sette donne forti, e dopo la sua scomparsa io son rimasta come una cerva ferita; a che servono le sue gambe se essa non può correre?
p. 157
- Ho veduto i vecchi in piazza; essi tornano a uscire come le lucertole al sole; poi ho incontrata zia Giuseppa Fiore, che saliva di quaggiù.
p. 157
Giorgio si asciugò gli occhi per non farsi scorgere a piangere, ma anche perché ogni volta che entrava nella stamberga quel bel ragazzetto sano ed agile i cui occhioni neri scintillanti erano come illuminati da una gioia inesauribile, i cui capelli riccioluti e polverosi ricordavano il vello degli agnellini di primavera, egli provava un senso di sollievo.
p. 157
Il servetto vestito con un costume di orbace nero e di saia giallognola gli ricordava la sua infanzia, i luoghi più amati, la salute perduta; inoltre gli era necessario, era l'unica persona di cui egli si fidava ancora e da cui si sentiva amato.